Matrimoni del Sud: qui in Salento noi facciamo così

Ogni matrimonio è diverso da un altro ma alcuni cliché si ripetono con disarmante regolarità ad ogni festa di nozze.

Potete essere operai o impiegati, manager d’azienda o disoccupati, colti o ignoranti. E potete avere buon gusto o adorare le cose kitsch, essere eleganti o cafoni. Potete sposarvi in sontuose ville per matrimonio in Salento o nei giardinetti della villa comunale. Non importa, ci sono dei cliché che mai, mai e poi mai potranno mancare in un tipico matrimonio salentino.

Il rito si celebra in chiesa

Non importa se siate atei, buddhisti, rastafariani, seguaci di Shiva o di Amon-Ra, non avete alcuna possibilità di scelta: il rito deve essere quello cattolico, celebrato in chiesa con tanto di parroco, diacono, chierichetti e magari un paio di suore per fare volume.

L’uomo con la tosse

È il 16 di agosto, fuori il termometro segna 37 gradi, causa umidità se ne percepiscono 45. Non ha alcuna rilevanza, ci sarà sempre quello col raffreddore che, a intervalli regolari, si abbandonerà tronfio a due-tre colpi di tosse. E sarà quasi sempre lo stesso che al ricevimento dimostrerà uno stato di salute invidiabile e, spesso, una capacità di resistenza al vino ai minimi termini.

Quello che riempie i bicchieri

Finita la cerimonia ci si sposta tutti al ristorante. Ed eccolo lì, il brindomane seriale, quello che ogni 20 o 30 minuti balzerà in piedi, a ogni balzo più rosso, a urlare “Un brindisi alli shposi!”. Curiosamente, nel 90% dei casi, sarà anche il commensale che dimostrerà la resistenza maggiore alla sazietà. Che ci sia una correlazione tra appetito ed esibizionismo?

La coppia ballerina

Il primo ballo spetta ai neo-sposi, si sa. Ma non appena il ballo di benvenuto si sarà concluso, ecco farsi strada la coppia di attempati ballerini che da anni incendia le balere da Cellino San Marco in giù e che non vede l’ora di cimentarsi in danze scatenate, come impone la dottrina dei seguaci del vate Raoul Casadei.

I fuochi d’artificio

Avranno millenni di storia, ma i fuochi d’artificio non perdono mai il loro fascino. E ogni matrimonio salentino che si rispetti non può dirsi concluso senza che una batteria non si libri nel cielo terzo dell’estate nostrana. In realtà, sostengono i sociologi, essi servono esclusivamente a comunicare alla gente che, finalmente, sono liberi di andare. Negli ultimi tempi non è inusuale sostituire “li fuechi” con appositi fumogeni, utilissimi per disperdere le folle.