Il tessuto imprenditoriale italiano: i distretti industriali in tempo di crisi

È risaputo che il tessuto aziendale italiano è connotato da una forte presenza della piccola e media impresa. Il modello economico che rende dell’Italia unica nel mondo è rappresentato dal cosiddetti distretti industriali, che da decenni sono oggetto di dibattito da parte di esperti e studiosi di tutto il mondo.

In tempi recenti questo dibattito si è arricchito grazie a riflessioni sull’internazionalizzazione delle aziende italiane.

Un distretto industriale non è altro che un sistema costituito da aziende artigiane e manifatturiere di piccole o piccolissime dimensioni, localizzate in una certa area e caratterizzate da strette interconnessioni.

Tali imprese spesso intessono relazioni complesse che mixano, tentando di trovare un equilibrio, tra competizione e cooperazione.

Oggi i distretti industriali italiani manifestano mediamente una forte propensione verso l’estero.

Secondo il rapporto Unioncamere 2014, gli effetti della crisi nel 2013 sono stati essenzialmente mitigati dalla tenuta delle esportazioni, grazie alle vendite all’estero. Le previsione per il 2014 sono di una leggera crescita che va letta in un quadro generale di difficoltà competitiva.

L’innovazione rappresenta un fattore strategico essenziale per sostenere la crescita dei distretti e le medie imprese debbono fare da apripista, cercando poi di spingere e coinvolgere nel processi innovativi anche le piccole aziende.

Attualmente in Italia esistono oltre 100 distretti e per la prima volta Unioncamere ha stilato una vera e propria classifica delle prima venti realtà.

In prima posizione si attesta il metadistretto alimentare veneto, seguito dal distretto pelli-cuoio-calzature del Valdarno Superiore e dai distretti tessili di Empoli e di S. Croce sull’Arno e Vigevano.

Tra la top venti vanno segnalate solo due realtà del sud Italia: il distretto agro-alimentare di Nocera Inferiore – Gragnano e il distretto aerospaziale pugliese.

Da questo quadro di massima emergono la forte preponderanza del settore del tessile e dell’abbigliamento e l’importanza che l’internazionalizzazione ha per la tenuta nel medio-lungo periodo di questo modello economico così peculiare del tessuto aziendale italiano.