La cucina e i prodotti made in America

Proviamo a pensare cosa ne sarebbe delle nostre tavole se un intraprendente genovese più di cinquecento anni fa non avesse cercato le Indie trovando le Americhe. E già, perché la Nina, la Pinta e la Santa Maria oltre ad essere una specie di filastrocca che si ricorda facilmente già alle elementari, furono anche gli strumenti che aprirono le porte al nuovo mondo e a tutte le specie vegetali mai viste nel continente prima d’allora.

Senza la missione del 1492 che per poco non costò a Colombo un simpatico ammutinamento, i nostri menù sarebbero oggi molto più scheletrici. Via il gateaux, le patatine fritte e lasciamo il pollo da solo alla deriva nel forno su un filo d’olio. Già, perché le patate sono una scoperta d’oltre oceano. Ci consoliamo con un una bella pastasciutta? Errore. Perché anche il pomodoro è un una “invenzione” made in America. Quindi via anche il Solanum lycopersicum dal nostro menù, lasciamo la margherita impallidire nella mozzarella e accontentiamoci della carne trita nel ragù.

E se di certo potremmo tendenzialmente fare a meno delle arachidi a fine pasto, buone per carità ma facilmente sostituibili con delle sane nocciole, più difficile sarebbe rinunciare a una deliziosa polenta o agli immancabili pop corn da cinema.

Difatti anche le gustose pannocchie di mais hanno fatto molta strada per raggiungere le nostre tavole. Compagni di viaggio dalle americhe i deliziosi fagioli, pastosi e zuccherini, per quanto un tantino chiassosi e quindi poco “sociali”. Quindi via le fagiolate e già che ci siamo facciamo sparire tutte le lattine di “beans” che sono tanto comode e veloci per arrangiare una cena last minute.

Ma di certo anche il vecchio continente non poteva esimersi da uno scambio. E così i nostri progenitori europei pensarono bene di ricambiare il favore conquistando territori, portando guerre e svariate malattie che contribuirono probabilmente a distruggere longeve civiltà come i Maya e, tra una riduzione e l’altra degli indiani in riserve limitate, pensarono bene di esportare il carciofo e l’asparago, sconosciuti nel nuovo mondo. Fu scambio equo? A voi la scelta.